Intervento di allestimento integrato della nuova sezione introduttiva permanente del Museo di storia naturale di Venezia all’interno del complesso del Fondaco dei Turchi.
Progettata in collaborazione con i Musei Civici Veneziani, “I serpenti di pietra“ rappresenta la sala pilota, oltre che la sala prototipo, del futuro allestimento del Museo di Storia naturale di Venezia: dove il vocabolario dei segni e degli elementi utilizzati – dal trattamento dei materiali e delle superfici a vista all’uso delle forme, dei colori, dei suoni, delle immagini fino al gioco delle luci e delle ombre in movimento – segna la strada di un approccio multimediale di grande impatto scenografico, capace di utilizzare in modo concretamente immersivo l’insieme dei linguaggi e degli strumenti della comunicazione contemporanea. Lo sviluppo narrativo segue il racconto delle spedizioni scientifiche dirette nei primi anni ’70 dall’archeologo-paleontologo Giancarlo Ligabue, dalla loro partenza da Venezia, al loro arrivo in Niger, al contatto con la cultura e le popolazioni locali, all’esplorazione del deserto del Teneré fino al ritrovamento del giacimento fossile di Gadoufaoua e degli importanti reperti paleontologici, tra cui spiccano lo scheletro di un rarissimo esemplare di Ouranosaurus nigeriensis e quello di un Sarchosucus imperator, gigantesco rappresentante della famiglia dei coccodrilli.
Visitare la sala significa compiere una grande parabola conoscitiva attraverso due itinerari paralleli di scoperta. Significa, da una parte, ripercorrere le tappe che hanno portato la spedizione Ligabue a partire da Venezia alla volta di Agadès, ad inoltrarsi nel deserto del Sahara fino nelle zone più remote, cancellate dalle carte geografiche, sulle tracce degli enormi scheletri preistorici; ma significa anche, dall’altra, avventurarsi in prima persona all’interno di un percorso espositivo di suggestioni ed impressioni che progressivamente svelano, scoprono, lasciando al visitatore il mistero, il fascino, l’emozione della rivelazione finale: le prime percezioni dei due grandi scheletri sono così volutamente parziali, deformate, contorte, come attraverso un sogno lungo milioni di anni, dall’impatto con l’ombra in movimento dell’Ouranosauro che accoglie il visitatore proprio sulla soglia d’ingresso, all’improvvisa visione della poderosa mascella del Sarchosuco che sorprende lo spettatore, pronta a scattare e a ghermirlo.
Immagini, suoni, impressioni, flash … che accompagnano il visitatore tra le immense distese del Teneré, salgono assieme a lui sulle creste delle dune di sabbia, fino ad accamparsi ai piedi della collina di Gadoufaoua, al riparo delle tende dei mitici touareg, là dove l’allestimento, il gioco di luci ed ombre, le forme levigate, morbide ed avvolgenti del legno sabbiato, le immagini in multivisione delle antiche lotte tribali accanto a quelle della spedizione impegnata negli scavi e i suoni delle sequenze contemporanee di Luciano Berio assieme a quelli della tradizione berbera, restituiscono i colori, le sonorità e le suggestioni del deserto per rimandare, al tempo stesso, a sensazioni più arcaiche ed universali, capaci di andare al di là di ogni riferimento spazio-temporale.
La sala diventa allora essa stessa l’oasi del deserto, là dove il vento del Sahara soffia, scava, scopre i resti fossili degli animali preistorici, intatti sui loro letti di sabbia come i fantastici serpenti di pietra delle leggende tuareg …
Luogo: Museo di storia naturale, Fondaco dei Turchi, Venezia
Incarico svolto: progettazione e direzione dei lavori delle opere di allestimento museale integrato (importo lavori 200.000 €)
Committenza: Ufficio Musei Civici Veneziani, Comune di Venezia
Anno: 2003